SEO, IA e la sindrome di Gulliver

Venite tutti, che strana meraviglia il mare ci portò

In questi giorni consegnerò il mio sessantesimo rapporto mensile alla prima azienda per la quale ho utilizzato l'intelligenza artificiale per l'ottimizzazione del sito.
Sono passati cinque anni; nel frattempo il metodo utilizzato si è evoluto ed è stato sperimentato in diverse realtà; in queste note cerco di trarre qualche conclusione sul rapporto tra SEO e IA che spero utile per chi si avventura in questi grandi spazi e per le aziende che vogliano adottare metodi nuovi per l'ottimizzazione dei siti.

L'applicazione di algoritmi di intelligenza artificiale a questo scopo è stato il personale campo di battaglia in questi anni; dapprima in appoggio a metodi preesistenti, quindi come metodologia preminente, infine come base per l'apertura della startup Dogma Dynamics e l'incubazione presso il Politecnico di Torino che ne ha validato i metodi; oltre all'impostazione teorica i risultati reali nel posizionamento dei siti ne hanno confermato l'utilità.

Vista come il sol dell'avvenir, l'IA soffre di una difficoltà strutturale nell'essere applicata non solo nella ottimizzazione dei siti, ma tout curt, per lo meno in Italia, in qualsiasi settore; lo posso affermare grazie all'esperienza relativa all'inserimento di metodi innovativi in tradizionali processi aziendali quali logistica, smistamento messaggi, previsione vendite.
Questa difficoltà nasce soprattutto da una insufficiente formazione sull'argomento da parte dei decisori aziendali e da un atteggiamento eccessivamente legato al marketing tradizionale dei fornitori di soluzioni.
  • Il primo punto fa si che non esista una domanda corretta; non conoscendo esattamente che cosa è in grado di fare una soluzione di intelligenza artificiale, al di là dell'altisonanza del termine, i decisori sono spinti più dal sentimento che dalla razionalità nella loro ricerca di innovazioni in questa direzione.
  • Il secondo punto riguarda le soluzioni IA fornite spesso da grandi multinazionali come black box di complesso funzionamento, di grande costo e richiedenti personale altamente qualificato.
La combinazione dei due fattori fa si che non possa esistere quell'area intermedia in grado di provocare la vera evoluzione di sistema, cioè decisori consapevoli e fornitori di servizi dedicati in funzione delle singole realtà aziendali.

A questa difficoltà di sistema si aggiunge la specificità del campo SEO / ottimizzazione di siti che non semplifica affatto la situazione.
E' questo un campo spesso avvolto da aloni di mistero, formule magiche e soluzioni mirabolanti; accanto ad esse scrupolosi professionisti eseguono lavori approfonditi spesso al di là di quanto le aziende possano recepire.
Le soluzioni di ottimizzazione dei siti in genere variano tra due estremi: da una parte quello dell'analisi con strumenti propri di tutti i dati grezzi ottenibili, dall'altro quello dell'affidarsi in toto a piattaforme nelle quali limitarsi ad inserire il nome di dominio per avere tutte le indicazioni necessarie.
  • Il primo estremo potrebbe essere quello più adatto all'inserimento di algoritmi di intelligenza artificiale; tuttavia richiede competenze da parte dell'addetto o consulente SEO che spesso, oberato da report e scadenze, non è in grado di dedicare molto tempo al conseguimento di nuove competenze e all'indispensabile pratica fatta di trials and errors necessaria per giungere a conclusioni utili.
  • Il secondo estremo implica l'uso dell'IA da parte dei fornitori di soluzioni predefinite; oltre alla difficoltà sopra riportata per ambiti extra-SEO, non consente di avvicinare i metodi innovativi a chi effettivamente ne ha bisogno, cioè ai responsabili diretti delle ottimizzazioni dei siti presenti nelle aziende. Poco importa se vengono inserite soluzioni IA in una piattaforma, benchè funzionanti, se non si sa perchè e come vengono utilizzate. Anche in questo caso l'utilità dell'IA va ai fornitori di piattaforme e non a chi ne avrebbe bisogno.

L'intelligenza artificiale è un driver di cambiamento ed un salto di paradigma nell'affrontare l'analisi dei dati.
L'applicazione vista in questi anni nelle aziende la porta a diventare più una nuova scatola da vendere che non una effettiva evoluzione in grado di migliorare il sistema produttivo.
Nel campo della ottimizzazione dei siti, nonostante le indubbie potenzialità confermate dai risultati ottenuti, sembra essere troppo difficile l'avvicinamento tra la domanda e l'offerta; la prima troppo impreparata per richieste obiettive, la seconda troppo relegata sulle soluzioni in grande per avvicinarsi ai bisogni delle aziende.
Una sorta di sindrome di Gulliver: o troppo piccolo o troppo grande.


E' Gulliver il grande che il mare ci portò.
Gli uomini piccoli pensano già che la sua forza li aiuterà,
Venite tutti, che strana meraviglia il mare ci portò,
venite tutti, è Gulliver il nano che il mare ci portò

(Gulliver, Angelo Branduardi)
Italo Losero, giugno 2020